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Zona
dei Teatri e Foro Triangolare Sul
Foro Triangolare (che prende il
nome dalla sua forma geometrica) si trovano i resti del sacello più
antico, un tempio italico in stile
dorico del VI sec. a.C., che ha subito diverse trasformazioni.
L’ingresso era dalla Via dei Teatri,
dove un vestibolo a sei colonne ioniche ne costituiva la facciata
monumentale. Fu costruito come il Foro Civile
nel II secolo a.C.. Il porticato interno, di 95
colonne doriche, circonda l’area del tempio arcaico con
colonne in calcare. In origine era consacrato ad Ercole,
più tardi ad Atena (Minerva).
Crollò, probabilmente nel II secolo a.C., per corrosione del pendio
meridionale di Pompei. Le rovine del tempio e la fonte
sacra – alla quale successivamente, in epoca sillana,
venne aggiunto anche un heroon –
vennero cinte in epoca sannitica con un portico dorico di tufo, che
veniva utilizzato per attività sportive e ricreative.
Casa del Criptoportico (10) La
casa prende il nome da un
lussuoso corridoio coperto (criptoportico),
che nell’ultimo periodo della città venne adibito a deposito, come
dimostra il rinvenimento di una sessantina di anfore
vinarie. Il corridoio sotterraneo a tre ali fu creato per
passeggiare, quando fuori era maltempo. Il proprietario fece ricopiare
alle pareti una pinacoteca. La
decorazione mostra uno zoccolo a meandro ed una parete a grandi
lastre rosse (ortostati)
inquadrate da erme; nella parte alta sono dipinte scene della guerra
di Troia, dalla Peste nel campo
acheo fino ai Giochi funebri in
onore di Patroclo. Al centro della parete di fondo si
trovava la raffigurazione della fuga di Enea
da Troia con il padre Anchise
ed il figlioletto Iulo. Tale scena
costituiva l’anello di congiunzione fra il mito greco e la storia di Roma;
fu infatti a seguito della caduta di Troia
e della fuga di Enea verso le
coste del Lazio che il
figlio Iulo fondò Alba
Longa, dalla quale sarebbe sorta Roma.
La stessa storia costituisce il tema principale dell’Eneide
di Virgilio. Nell’abitazione è
presente un piccolo impianto termale
privato. Nel giardino della casa si rinvennero numerosi calchi
fra i quali quello di una madre che protegge la figlia e quello di uno
schiavo con un ceppo alla caviglia. Casa
del Menandro Questa
casa, come quella degli Amorini,
apparteneva a Quinto Poppeo, della
influente famiglia dei Poppei,
imparentati con l’imperatrice Poppea Sabina.
Nell’angolo a destra dell’atrio è posto un larario in forma di
tempietto. Sull’atrio si apre una sala decorata con quadri del ciclo
iliaco: Ulisse che strappa Cassandra dal
Palladio (ma è Aiace
nella versione omerica), Cassandra,
il Cavallo di Troia e Laocoonte.
Il giardino (peristilium) è chiuso
da un parapetto decorato con aironi. Sul lato nord si apre l’oecus
a fondo verde, chiuso in alto da un fregio con il ratto delle donne dei
Lapiti da parte dei Centauri.
Al centro del pavimento, un quadretto a mosaico raffigura pigmei
sul Nilo. Sul fondo del giardino, vi sono una biblioteca,
un sacello domestico ed un’esedra
rettangolare inquadrata da due ad abside. Nell’esedra centrale sono
dipinti due poeti seduti: quello che declama è Menandro
e l’altro era, probabilmente, Euripide.
Le esedre ad abside sono decorate con Artemide
e con Afrodite. Il sacello
domestico contiene un larario in muratura sul
quale sono posti i calchi dei ritratti in legno degli antenati (imagines
maiorum). Sul lato orientale del giardino vi sono le sale di
ricevimento. Al centro si apre un immenso salone (oecus
triclinare). La casa è dotata di un piccolo
quartiere termale. Nella stalla (equile)
è esposta la ricostruzione di un carro agricolo (originali solo le
parti in ferro e in bronzo).
Una cassa con 118 pezzi di
argenteria per un peso di 24 chili, venne nascosta nei
sotterranei della casa. Gli argenti sono esposti nel Museo Archeologico
Nazionale di Napoli. Casa
di Loreius Tiburtinus La
casa, con l’ingresso su Via
dell’Abbondanza, viene attribuita a Loreio
Tiburtino o a Decimo Ottavio
Quartione, del quale si è rinvenuto il sigillo. Un elegante
ambiente sul giardino è decorato con fregi che illustrano le
spedizioni contro Troia: nel fregio
più grande è raffigurata la spedizione mitica di Eracle
contro Laomedonte; nel fregio
piccolo quella storica dei Greci
contro Priamo. Il proprietario si
fece ritrarre su di una parete della casa come un sacerdote di Iside
ovvero calvo e con una lunga tunica di lino (linigerus
calvus). Inoltre fece costruire nel giardino una lunga
piscina (50 metri) a forma di fiume
(eurípus), decorandola con statue
egizie (ibis, bes, sfinge, leoni). Si è supposto che gli iniziati ai misteri
isiaci si riunissero per assistere ad inondazioni
artificiali del giardino che simulavano quelle sacre e fertili del Nilo. Villa
e Terme di Giulia Felice La dimora fu scavata nel secolo XVIII e riportata alla luce negli anni 1952 – 1953. E’ munita di un vasto ed elegante giardino con portico retto da pilastri di marmo. Al centro si apriva il triclinium estivo con letti di marmo ed una fontana a cascata. Per un secondo ingresso si accedeva al bagno (balneum) che, come si apprende da un annuncio alla porta, era dato in affitto assieme ad una parte dell’abitazione: “Da Giulia Felice, figlia di Spurio, si fittano a gente perbene un bagno elegante, degno di Venere, botteghe con abitazioni soprastanti ed ammezzati dal primo agosto prossimo. Alla fine del quinquennio la locazione scadrà”. Evidentemente Giulia, di nobile e ricca famiglia, non esitò a subaffittare parte della casa per rifarsi delle spese compiute per i restauri dell’edificio dopo il terremoto del 62 d.C.. Un dipinto con Apollo e le Muse è esposto oggi al Louvre, mentre gli altri dipinti sono al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Anfiteatro (14) L’anfiteatro di Pompei è il più antico di quelli che conosciamo nel mondo romano. Venne costruito dopo la fondazione della colonia (80 a.C.) per iniziativa dei duoviri Caio Quinzio Valgo e Marco Porcio, gli stessi che fecero costruire l’Odéion. Dopo il terremoto fu restaurato su commissione dei duoviri Caio e Cuspio Pansa, padre e figlio. L’edificio fu eretto in un’area periferica per evitare l’intasamento del traffico cittadino in occasione degli spettacoli. Le grandi scale all’esterno servivano di accesso alla cavea con i sedili per gli spettatori. Poteva accogliere fino a 20.000 spettatori. Si conserva ancora gran parte della gradinata e della galleria superiore, riservata alle donne. Il livello dell’arena è inferiore a quello dell’area esterna, segno che, come il Colosseo, l’edificio fu in parte edificato in alzato e in parte incassato nel terreno. Nell’arena si svolgevano le lotte dei gladiatori. Una solenne sfilata apriva i giochi; i lottatori indossavano pesanti armature da parata decorate, con elmi, daghe, scudi e gambali. Nel 59 d.C. il tifo degli spettatori sfociò in una sanguinosa rissa fra Pompeiani e Nucerini e l’avvenimento fu riportato in un famoso dipinto pompeiano. A seguito dei disordini il Senato di Roma decretò la chiusura dell’arena di Pompei per dieci anni, ma il provvedimento venne ritirato nel 62 d.C., a seguito del terremoto che colpì la città. La maggioranza delle armi gladiatorie, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fu rinvenuta invece nel foyer dei teatri, adibito negli ultimi anni di vita della città a Caserma dei Gladiatori.
Per avere maggiori informazioni sulla città romana sepolta dalla furia del Vesuvio visita il sito www.PompeiSepolta.com/. Troverai tante notizie storiche sulla vita della città, sulla tipica abitazione all’epoca dei romani, sul sistema di educazione dei giovani pompeiani, sui giochi, gli sport e l’ars amatoria dei nostri antenati. Dalla sezione Visita agli Scavi potrai accedere direttamente nell’area archeologica ed entrare, virtualmente, nelle case, nelle piazze, negli edifici sacri e in quelli pubblici, scoprendo i segreti di una città resa immortale da un evento tragico che disseminò morte e terrore su tutto il territorio circostante.
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