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Il club di Carmen
ricerca di Luigi Rossi


1 Il 15 marzo 1964, con il numero 11 del Corriere dei Piccoli, nasce il Club.[1] Quel numero offriva la diciassettesima puntata del racconto di Mino Milani La Santa Allegranza (illustrata da Mario Uggeri), una doppia pagina su Castelli e Castellani con illustrazioni di Di Gennaro, una mitica Odissea disegnata da Hugo Pratt, seguita da due pagine dell'artista veneziano dedicate a Anna nella Jungla. Inoltre, Missilino Fiordimarte di Vezio Melgari, una fiaba di Gianni Rodari (Il principe tonto e il mago), Carletto Sprint di Cimpellin, Gigi Peste e le solite ricche e colorate rubriche. Il Club del Corriere dei Piccoli è una delle grandi invenzioni di quel settimanale per ragazzi.[2] Forse l'ultima.[3] Per diverse settimane una doppia pagina informerà i giovani lettori che “ogni socio può diventare collaboratore, redattore onorario o addirittura inviato speciale del Corriere dei Piccoli.„  Ancora: “Il Corrierino Club sarà interamente redatto da voi soci; sarà composto, cioè, dagli articoli di attualità, dai racconti, dai disegni che ci invierete. Così il Corrierino Club vi consentirà di diventare veramente “piccoli giornalisti„. Ciò che avete scritto, verrà esaminato dai nostri consulenti: le cose migliori saranno inserite nel giornale, e verranno presentate a un milione e più di lettori.„

I responsabili del settimanale l'hanno pensata veramente grossa. O, semplicemente, stanno organizzando una rete di giovani lettori e collaboratori (Junior sino agli otto anni e Senior dagli otto in su) che si stringeranno sempre più attorno al settimanale e, grazie a codici segreti, schede, decalcomanie e carta da lettera con intestazione del Club, potranno rivolgersi alla Banca delle cartoline e agli iscritti per scambiarsi notizie e informazioni decifrabili solamente da chi possiede il magico codice.[4] Ancora oggi ci si entusiasma nello sfogliare i numeri del Corriere dei Piccoli che annunciano l'approssimarsi della fatidica data del numero 1 del Corrierino - Club. Carlo Triberti (allora anche direttore responsabile) cura Lazzarino (disegnato da Iris De Paoli), Mino Milani continua ad affascinarci con altre avventure illustrate da Uggeri, tra le quali Il manoscritto misterioso e un episodio di Capitan Coviello. Hugo Pratt continua ad illustrare l'Odissea ridotta da F. Basaglia e, con il suo tipico stile, ci porta nell'Africa di Anna nella jungla. Sergio Toppi illustra da par suo una riduzione della Bibbia di Corrado Vanni. E poi Soldatini e battaglie disegnate da Leone Cimpellin, mentre Ferdinando Tacconi ci coinvolge con una doppia pagina dedicata agli uomini del Rinascimento. Di Gennaro presenta paginoni sulla Venezia del 1700 e William Shakespeare. Con il numero 16 prende il via l'affascinante La torta in cielo di Gianni Rodari, con illustrazioni di Gioia. Doppie pagine dedicate alle regioni o a personaggi come Michelangelo ci incantano ancora oggi e risultano ineguagliabili per contenuto, stile e grafica.[5]

Lentamente, come in un lungo e affascinante racconto, la famiglia del Corrierino Club prende forma e s'arricchisce di alcuni volti. Nino Oppio sarà il consulente per il calcio; Adriano Ravegnani per sci, tennis e atletica leggera; Fulvio Astori per ciclismo, nuoto e pallacanestro; Giorgio Martinelli per l'equitazione; Franco Bandini per il modellismo navale; Mauro Janni per l'automodellismo; Alessandro Mossotti per l'aeromodellismo; Alfredo Pigna per il giornalismo; Walter Marcheselli per la fotografia; Giancarlo Francescono per il disegno e la pittura; José Pellegrini per i lavori femminili; Massimo Alberini per i soldatini e il circo; Maria Perego per il teatro; Giuseppe Rizzo, detto anche Pier Espresso, per la filatelia.

E Mino Milani per la letteratura. Egli sarà il consulente letterario del Corrierino Club: “la poesia più bella verrà scelta dal nostro consulente nazionale Mino Milani. Sul Corrierino-club vi sarà pure un vostro raccontino: dovrà trattarsi, attenzione! d'un raccontino piuttosto breve (due paginette) e verrà scelto anch'esso, fra quelli che invierete, dal nostro consulente... Se volete, il vostro raccontino potrete illustrarlo voi stessi.„

2 Mino Milani, nato a Pavia nel 1928, aveva iniziato a collaborare con il Corriere dei Piccoli sin dal 1953. Egli viene considerato uno dei maggiori scrittori italiani per l'infanzia (e non solo). È senz'altro una delle migliori e nitide penne italiane degli ultimi cinquant'anni. Come scrittore, e persona, è affascinato dall'epopea western che si focalizza nel personaggio di Tommy River, le cui avventure, prima d'essere raccolte in volume da Mursia e Cino Del Duca, sono state offerte in anteprima ai giovani lettori del Corriere dei Piccoli. Il Risorgimento, l'avventura o quei personaggi particolari e positivi attirati dal rischio, dagli imprevisti e da ciò che è misterioso e ignoto gli hanno spesso offerto vicende e personaggi di grande personalità, dove la natura (acqua, fuoco, aria e terra) è un elemento coinvolgente.

Nella presentazione a Efrem, soldato di ventura (Mursia 1973), scrisse di lui Gianni Rodari: “Mino Milani. non è un romanziere d'una volta, ma uno scrittore d'oggi, contemporaneo del cinematografo e della TV, due invenzioni con le quali ha fatto da un pezzo i suoi conti, traducendo in una tecnica moderna la loro grande lezione: narrare per immagini ritmando velocemente l'azione.„ [6]

Mino Milani, con Gianni Rodari, è di sicuro uno degli scrittori che maggiormente ha influito sui giovani nati nel secondo dopoguerra. L'autore omegnese riconosce le qualità della scrittura e del fantastico in Mino Milani: una scrittura evocatrice a servizio dell'azione e dei personaggi e che, come poche altre, avvince i giovani lettori.

Molte storie e avventure dello scrittore pavese s'appoggiano alle qualità grafiche di Mario Uggeri. Capitan Coviello, I nemici fratelli o Il manoscritto misterioso (per citare tre titoli tra le molte storie a fumetti) devono alla sceneggiatura e al segno di Mario Uggeri quel fascino che risalta ancora oggi per la sua modernità. La coppia Milani - Uggeri non poteva che incontrarsi nella fucina del Corriere dei Piccoli, in quella straordinaria stagione.

3 Con il numero venti del 17 maggio 1964 prende il via il Corrierino Club, avvenimento atteso da migliaia di giovani lettori italiani. Forse la prima scuola di scrittura, pittura, fotografia, giornalismo aperta ai giovani italiani.

Mino Milani va giù subito duro. Scrive: “Dei racconti, nessuno è veramente bello. Pubblico questo: un racconto ingenuo, ma onesto. Lasciate libera la fantasia, ragazzi, narrate ciò che vi salta in mente: tutti gli argomenti sono buoni, dalla fantascienza al West.„ E qui lo scrittore pavese si collega al Gianni Rodari della Grammatica della fantasia o delle Favole al telefono, che, quando gli consegnarono il premio Andersen, ebbe a dire: “Si può parlare agli uomini anche parlando di gatti e si può parlare di cose serie e importanti anche raccontando fiabe allegre. Occorre una grande fantasia. per immaginare un mondo migliore di quello in cui viviamo e mettersi a lavorare per costruirlo. Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.„

Per la poesia, Milani, predica. “.Per le poesie, ragazzi, non scegliete gli argomenti già cantati dai famosi poeti. sembrano argomenti facili e sono in realtà i più difficili. Cantate invece le vostre piccole gioie, i vostri dolori, ciò che più vi ha colpito. Ricordate che nessun argomento, nessun fatto della nostra giornata è tanto umile da non meritare una poesia. Solo, badate di credere in quello che scrivete.„

Si tratta di consigli molto diversi, nel tono e nella qualità, da quelli in rosso o blu degli insegnanti d'allora.

Per Sandro Marconi,  giovane autore d'una semplice filastrocca per la nascita della sorellina, scrive: “S. M. era contento, aveva il cuore pieno di serenità, quando ha scritto questa poesia: aveva ricevuto due regali nello stesso giorno: la sorellina, cioè, e la primavera: e c'è sole, azzurro e fiori nella sua poesia. Ma non basta: Sandro ha usato rime e metro con vero buon gusto.„ [7]

L'età dei soci del Corrierino-Club è varia. Lo si può notare dai disegni, dai testi e dalle fotografie inviate e pubblicate. Sul Corrierino - Club nr. 4  c'è il raccontino d'una ragazzina di 17 anni, Milvia Comastri. Lo scrittore pavese scrive: “ Milvia Comastri mi manda questo suo buon racconto, una sorta di favola moderna, nella quale l'elemento umano, e realistico, prevale su quello soprannaturale.„ [8]

Milvia appartiene al gruppo dei collaboratori seniores e doveva far parte di quel gruppo, per nulla esiguo o irrilevante, di adolescenti interessati alle proposte contenute e offerte dal Corriere dei Piccoli. Quelli che, crescendo, diverranno estimatori di Hugo Pratt, Ferdinando Tacconi, Dino Battaglia. e che leggeranno le filastrocche e i racconti di Gianni Rodari ai loro figli, cresciuti a fantasia e avventura divorando opere di fior di maestri.[9]

In quei mesi il Corriere dei Piccoli propose anche Il Corvo di Carlo Gozzi, nella riduzione di Piero Selva, Il barone di Münchausen e racconti di Emilio Salgari e Edgar Allan Poe. E la meravigliosa Ombra sceneggiata da Ongaro e illustrata da Pratt.

Sul Corrierino-Club numero 9, 12 luglio 1964, la scelta di Mino Milani cade su 6 pezzi poetici. Gli autori sono ragazzi compresi tra i 15 e i nove anni. La breve poesia di Anna Bonfante, anni nove, Aquilone, propone il sogno di molti bambini: volare via con l'aquilone. “Aquilone./ dammi la mano / e voliamo insieme.„ Di un altro componimento, lo scrittore pavese recupera la chiusura: Le foglie / l'acqua / le nubi / mi ascoltano / e mi rispondono con una voce / che non capisco.„ [10]

Sul Corrierino Club numero dieci del 19 luglio 1964, lo scrittore pavese, sacrifica un po' di spazio per sottolineare che “.la metrica (cioè, in definitiva, il modo di disporre le sillabe, le parole) è importante, la rima non lo è affatto. Ci può benissimo essere poesia senza rima (e quanti meravigliosi versi sciolti sono stati scritti dall'origine della storia ad oggi), ma non c'è poesia senza ritmo.„

Sul numero dodici del 2 agosto 1964 un altro suo prezioso consiglio: “.siete giovani, non dovete imparare dagli altri, o dai libri di testo, cosa sia la primavera. Dovete guardarla senza occhiali, giudicarla per quello che è. Che importa se sta scritto dappertutto che la primavera è una fata? Se a voi sembra una strega, non abbiate paura, scrivetelo. Certe idee, certe immagini, certi preconcetti non possono che farvi del male: avete una fantasia, nutritela da voi, con le vostre idee.„

Riconoscere le capacità (e il mestiere) di alcuni giovani autori, riempie Mino Milani di gioia. Lo si nota a proposito del brano diaristico pubblicato sul numero tredici (9 agosto 1964), dove nella presentazione lo scrittore dice: “. mi preme sottolineare l'ottimo stile, la grande correttezza, la verità di questo brano.„

Ma cos'è un racconto, per Mino Milani? Nel numero 14 scrive che un racconto è un'idea, una trama che deve venir sviluppata: “occorrono descrizioni di tipi, di paesaggi, di situazioni; occorre un dialogo, occorre descrivere ed analizzare i pensieri dei protagonisti, le loro emozioni, le loro paure: solo così è possibile scrivere un racconto.„

E presenta un raccontino western scritto da una ragazzina, Vittoria Betrò di anni 14, milanese, che “ha preso il coraggio a due mani ed ha affrontato il West. [Si tratta d'un racconto] un po' ingenuo, d'accordo, ma Vittoria vi ha messo tutto: descrizione di paesaggi, dialogo, un filo di suspense. Devo proprio (da collega a collega, perché anche a me piace scrivere racconti western), stringerle la mano e dirle: brava.„

Altri consigli sul numero sedici, a proposito delle descrizioni paesaggistiche. Esse “sono molto utili e formative, per chi vuol scrivere.: descrivere è assai difficile, occorre esercitarsi più che si può.„

A proposito delle favole che gli arrivano a centinaia, Mino Milani scrive, sempre sul numero sedici, presentando quelle che ha scelto per la pubblicazione (in numero di tre, a rappresentare lettori compresi tra i 12 e i 7 anni): “Sono, queste, favole a sorpresa, favole scritte con spirito moderno. Infatti, cos'è la fatina di Roberto, se non un medico? E non è una sorpresa il fatto che la colomba di Patrizia non si trasformi (come, ci scommetto, credono tutti) in principessa? E la ricompensa meritata della fogliolina di Eliana è umile, gentile, commovente: la foglia non diventa d'oro, ma sempreverde. Sono davvero da ammirare questi tre nostri amici, che non hanno usato i vecchi ingredienti (castelli, maghi, rospi che diventano principesse e così via).„

Sul numero diciassette, pubblica un lavoro “davvero ben scritto: è una leggenda del nostro Risorgimento, secondo la quale Agostino Depretis venne trasformato in gatto! Se conoscete altre leggende (ma, badate bene, mai pubblicate, come questa) su personaggi della storia d'Italia, ragazzi, mandatemele. Il nostro giornale sarà, così, sempre più completo e interessante.„

Si scopre che l'esperienza del Corrierino Club prende forma e corpo grazie allo spirito e impegno d'uno scrittore: le sue tensioni, i suoi interessi, i suoi desideri. E quel suo amore per l'universo giovanile: un mondo nuovo, puro, magari ingenuo. Sul numero 21 del Corrierino Club lo scrittore pavese osserva  che “.importante è scrivere con lealtà verso se stessi, esprimendo sentimenti intimi e sinceri, e non fingendo (come fanno molti) gioie e dolori che in realtà non si provano. Il segreto della poesia, in fondo, è tutto qui.„

E si arriva al Corrierino-Club numero 19, venti settembre 1964. Il numero del Corriere dei Piccoli (nr. 38) è la solita meraviglia. Il dottor Oss di Giulio Verne, ridotto da Piero Selva e illustrato da Gianna Nidasio; la prima puntata del Cavaliere del Leon d'Oro di Luigi Ugolini, con disegni di Dino Battaglia; la decima puntata di un esilarante racconto di Vezio Melegari, I giganti burloni, illustrato dal magico Hugo Pratt; la solita pagina della Violante nidasiana; il Carletto Sprint di Cimpellin; L'Ombra della coppia Ongaro - Pratt; i paginoni sul tema Navi e Marinai e le infinite rubriche dedicate allo sport, alle lettere, ai giochi e ai più piccoli.

Mino Milani, consulente per la poesia e i racconti, scrive, a proposito del raccontino Il ragazzo del circo di certa Carmen Covito, anni 15, via Petrarca 77, Castellammare di Stabia (Napoli): “. un pezzo pieno di vivacità, di colore, d'emozione, nel quale v'è anche un tentativo di indagine psicologica. Spero, così, di dimostrare che si può fare corto e bene.„ [11]  
 



Il ragazzo del circo

-Signore e signori! Ecco a voi oggi per la prima volta Johnny Wesner, il più giovane domatore del mondo!-

La voce del direttore tuonò sotto il tendone stracolmo di folla vociante. La gabbia era pronta, in mezzo all'arena tinta di verde dai riflettori.

-Avanti, ragazzo, devi entrare.- La voce dura del clown fece sussultare Johnny, appoggiato a un palo dietro la tenda d'entrata. Entrare! Entrare tra quella folla crudele che aspettava solo di godersi una buona volta il brivido del sangue, di vederlo scomparire sotto il peso immane di un leone, di vedere...

Entrare! No. Sentiva il peso della paura, un blocco freddo e pesante, là, sopra lo stomaco. Guardò dallo spiraglio della tenda i leoni che entravano nella gabbia. Il loro odore arrivava fino a lui. Johnny non vedeva più Sultano, Rama, Regina, Omar, i bravi compagni delle lunghe ore di esercizio: quelli che rumoreggiavano enormi sotto i fari verdi erano quattro mostri giallastri, le bocche irte di grossi coltelli d'avorio, acuminati, appuntiti, e pronti a lacerare, a dilaniare, a straziare. Entrare! No.

La paura gli agganciò le membra, gli chiuse gli occhi con le sue dita di gelo. Ecco, la paura gli era amica, forse. Aveva le gambe rigide come due stecchi, le mani troppo deboli per tenere la frusta. Ancora un poco e la folla si sarebbe stancata di attendere, non lo avrebbe più atteso. Il sudore impregnava la casacca tutta lustrini, i calzoni aderenti con la banda d'oro a cui sua madre aveva lavorato per settimane, per mesi, da quando suo padre era morto, ucciso dai. da quelle bestie. Suo padre: il più grande domatore del mondo, l'uomo che affrontava sorridendo i leoni. o almeno li aveva affrontati sorridendo finchè non lo avevano ucciso. Suo padre: l'uomo che un giorno lo aveva trascinato piangente in una gabbia, tra le belve, e ve lo aveva lasciato perché continuasse la tradizione. La tradizione. Il più grande domatore del mondo: Johnny Wesner!

-Johnny Wesner! Johnny Wesner! - Non guardò il volto dell'uomo che lo scuoteva infuriato: era suo padre, suo padre, tornato dalla tomba per fargli continuare la tradizione, certo! Il più grande domatore di leoni ucciso dai leoni. No! Via, via, lontano da quel luogo d'inferno!

Corse via, senza vedere dove, di furia. Una grande luce lo circondò, una luce verde, mista a un clamore confuso. Aprì gli occhi, lentamente.

Era in mezzo all'arena del circo.



4 Il numero 44 del Corriere dei Piccoli, 1 novembre 1964,  propone Le nuove avventure di Lazzarino di Carlo Triberti e Iris De Paoli, il prosieguo dell'avventura de Il Cavaliere del Leon d'Oro, le indimenticabili avventure di Paglia, Luca & C. del duo Milani - Uggeri, un western - fumetto scritto e disegnato da Dino Battaglia, la rievocazione di Vezio Melegari di alcuni personaggi del mitico Corrierino dei nonni. Il Carletto Sprint cimpelliniano, i Puffi, la Combriccola, Capitan Cocoricò, Gigi Peste, Violante, Spirù & C. completano le pagine dedicate ai fumetti. In quei numeri Luigi Santucci presenterà Le favole della buonanotte, aggiungendo qualità alla qualità.

Mino Milani sul quel Corrierino Club (nr. 25 scrive: “Quello di Carmen è un racconto concluso, ben costruito. Attendo [da] Carmen. altre e più impegnative prove.„ È la Carmen Covito che ha pubblicato già sul Corrierino Club numero 19. Quella ragazzina di 15 anni, quella di Castellammare di Stabia, quella con le trecce, quella che va alla quarta ginnasio. Forse c'ha preso gusto e chi sa, forse sogna di diventare una scrittrice. O, forse, lo è già.

 

Operazione tegola di legno

La spiaggia era lunga e bianca, di sabbia fine. In Inghilterra non c'era quella sabbia, pensò il soldato. In Inghilterra non c'erano nemmeno quegli spruzzi d'acqua rossa, né il fragore ritmato di quei cannoni.

Guardò la lunga spiaggia gremita di piccole figure che correvano, correvano e poi cadevano in un fiore di fuoco e non si rialzavano più; restavano là, sulla sabbia, come se fossero stanche.

Stanche, come lui. Il fucile gli pesava tra le mani: doveva sedersi, subito. Ma dove? L'operazione "tegola di legno„ era in corso, l'operazione che doveva liberare Anzio, come una tegola caduta sul collo ai tedeschi. Ma lui non poteva restare ancora in piedi, no. Si allontanò seguendo il filo della risacca, fino a uno scoglio affiorante. Lasciò cadere il fucile, cadde egli stesso sulla sabbia. Le mani gli tremavano, irrefrenabilmente.

Vigliacco, era solo un vigliacco, certo. Ma quei sette giorni di mare, la tempesta improvvisa, poi il fuoco dei tedeschi e quel ragazzo, Jim, annegato a faccia in giù nell'acqua bassa.

E adesso lui era solo. No, un momento. Un gemito ininterrotto veniva da dietro lo scoglio, come l'uggiolare di un cucciolo spaventato. Guardò. Era solo una bambina, una bambinetta dal volto magro, tutt'occhi; un ciuffo di capelli biondi, sottili come fili di sole, le ricadeva sulla fronte imbrattata di sabbia umida. Guardava tremando la spiaggia, gli spruzzi di sabbia e di fuoco, gli uomini che correvano.

Il soldato sorrise e si avvicinò. Era sola come lui, tutti erano soli, quel giorno e nessuno avrebbe dovuto esserlo. La bambina lo guardò e sorrise e si lasciò prendere per mano. Si avviarono insieme verso la città.

A un tratto, il fiore incendiario di una pallottola li illuminò, e non ci fu più bisogno di arrivare in città per avere la pace.

Un soldato americano che passava di corsa li vide distesi là, sulla sabbia, come se fossero stanchi. «Ma guarda!» disse fermandosi: « Ma guarda!».

 

5 Era una vita che ci provavo, a nascere come scrittrice

Chi sa quante Carmen Covito esistono. Nel suo sito Internet è possibile afferrarne qualcuna. Una bambina di Castellammare di Stabia: vestitino a righe, seduta su un tavolinetto tondo che guarda curiosa alla sua destra. Poi qualche cenno a quella che viveva a Madrid, a quell'altra di Tokyo, alla bresciana, alla milanese. Ce n'è una insegnante, un'altra sceneggiatrice di fumetti, una viaggiatrice,[12] una giornalista, quella che fa la traduttrice e la Carmen Covito che ama sperimentare attraverso il suo sito web.[13] E poi la scrittrice: quella che ci ha provato una vita a nascere come scrittrice, dice l'autrice di La bruttina stagionata, Benvenuti in questo ambiente e La rossa e il nero. Senza aggiungere altro su come e quando si nasce scrittrice (o scrittore). Per la poliedrica Carmen non si tratta più, dopo il ritrovamento dei due raccontini, di un mistero da custodire gelosamente.

Il reperimento di due raccontini che una ragazzina di Castellammare di Stabia inviò nel 1964 al Signor Mino Milani, c/o Corriere dei Piccoli, via Scarsellini ecc. ecc. ci pone, tra l'altro, diverse domande: cosa significò quel settimanale per la generazione che si trovò a vivere tra il 1950 - 1970? Chi era Mino Milani? Quale ruolo ebbe la redazione di quel settimanale nella formazione di una generazione e nell'educazione alla lettura e scrittura per migliaia di giovani?[14]

Domande alle quali ancora non è stata data una risposta. In ogni caso, l'iniziativa del Corrierino Club fece in modo che una quindicenne inviasse a Mino Milani due sue operine. Una quindicenne cocciuta, energica, piena di fantasia e curiosità. Proprio come piaceva allo scrittore pavese che, con la sua rubrica, ha cercato più che d'essere maestro, di offrire amicizia e far comprendere che la letteratura giovanile (dei giovani e per i giovani) appartiene non solo alla Letteratura (quella con la Elle maiuscola), ma la ravviva, rinnova e continua ininterrottamente, innestandosi nell'evoluzione del linguaggio, affinando lo stile, ricreando e riproponendo personaggi, togliendo addirittura a diversi generi letterari dita di polvere e muffe. Ecco storie, personaggi, fiabe e racconti che saltano dai cortili di tutt'Italia e diventano parola scritta e magica illustrazione. Ecco la parola e la sua musicalità farsi poesia e filastrocca e rinnovare l'antico e quasi inerte genere letterario. Ecco l'affabulazione offerta da fumetti dove le illustrazioni sono da leggere e il loro codice grafico e scenografico sono una porta aperta per la comprensione delle immagini e del racconto televisivo e filmico. Il Corrierino - Club fa sì che alla lettura segua la scrittura, al lettore si unisca lo scrittore, affinché chi sa leggere si appropri della scrittura. Perché “chi sa leggere [avrà] a disposizione il mondo„.[15]

Dice, oggi, Carmen Covito: “Non avrei mai sospettato che un giorno qualcuno tirasse fuori quei due raccontini di quando avevo quindici anni. Avevo appena finito le scuole medie, dove all'epoca si leggevano per intero l'Iliade e l'Odissea, e frequentavo la quarta ginnasio dove eravamo alle prese con Manzoni ma anche, per il corso d'inglese, con nientedimeno che la commedia di Oscar Wilde L'importanza di essere Onesto. Al di fuori della scuola, cominciavo a leggiucchiare qualcosa di non infantile approfittando dei tascabili BUR, ma si trattava sempre di classici. Ricordo che Wilde mi fece letteralmente impazzire. Di mia iniziativa, mi misi a tradurre La ballata del carcere di Reading in versi sciolti. In una cittadina di provincia come quella in cui vivevo, non c'erano molti riferimenti culturali. E d'altra parte, in famiglia non c'era una vera biblioteca. I giornali che mio padre portava a casa la domenica furono una finestra aperta su un mondo più grande di me.

Ma torniamo al Corriere dei Piccoli che avevo iniziato a leggere fin da molto piccola. Il mio primo scritto pubblicato fu una lettera al direttore, che allora era Giovanni Mosca, in cui mi lamentavo per un'ingiustizia (i miei volevano farmi tagliare le trecce, mentre avevo visto delle foto di mia madre con capelli lunghissimi alla mia stessa età: nove anni). Smisi di leggerlo solo verso i sedici anni, perché ormai mi sentivo un po' troppo cresciutella.

A quindici anni ero sulla linea di confine, come lettrice aspiravo alla letteratura adulta, ma sul Corrierino Mino Milani aveva lanciato una iniziativa per racconti e io ci provai. E me ne vidi pubblicare due. A me interessava scrivere, molto meno la comunicazione del Club.„

6 Il Corrierino Club aveva teso su tutta la Penisola la sua rete. L'epoca di Internet era lontana, o viveva solo nei racconti di alcuni autori di fantascienza. La televisione si avviava al boom, la radio accompagnava la giornata di molte famiglie. Il telefono, oggi comunissimo gingillo, stava coinvolgendo sempre più la popolazione. Il Corrierino Club riuscì, con le sue iniziative, a creare una rete di interessi e a coinvolgere una massa di giovani lettori che, in questo modo, scoprirono la bellezza della comunicazione e dello scambio.

Carmen Covito, a proposito di comunicazione e del suo sito web, dice: “. una volta esistevano le cosiddette Società letterarie, con gli scrittori che nei caffè si incontravano fra loro o incontravano i lettori. Si dice che questo oggi non esista più, che ognuno è isolato ecc. Il comunicare in Internet può allora essere un rinascere della comunità, non dico di scrittori, ma comunque di persone che si interessano ai libri.„[16] La rubrica curata da Mino Milani si proponeva come spazio d'incontro per giovanissimi e giovani scrittori, poeti e giornalisti. Il successo ottenuto dimostra, per quell'esperimento e quegli anni, il desiderio di quei giovani di confrontarsi non solo con i coetanei e se stessi, ma con gli esperti di via Scarsellini. E il loro bisogno di comunicare con i coetanei superando le barriere dello spazio.

La rete del Corrierino Club permise alla ragazzina Carmen Covito di Castellammare di Stabia, grazie ai due raccontini, di mettersi alla prova al di fuori del cerchio casa - amici - scuola e di provare la gioia e l'emozione di vedere non uno, ma due lavori pubblicati.

Oggi, la scrittrice, racconta: “Il primo, Il ragazzo del circo, me lo ricordo perfettamente. Era un raccontino cortissimo, molto ingenuo. Mi ero messa nei panni di un ragazzo alla sua prima esibizione nel ruolo di domatore di leoni, ruolo che gli risultava molto scomodo perché il padre, domatore di leoni a sua volta, aveva fatto una brutta fine.

Con il secondo, Operazione tegola di legno, avevo tentato la ricostruzione storica: lo sbarco di Anzio. Se non ricordo male, mi ero ispirata a una canzone che era in voga all'epoca. Comunque, era anche questo un raccontino molto tragico.

La loro pubblicazione mi diede un'emozione che non potrò dimenticare. Anche perché Milani commentava i racconti pubblicati e il suo incoraggiamento fu, credo, fondamentale per la mia futura carriera di scrittrice. Invece, da parte di amici e amiche, della prof e dei genitori, ci fu, se ben ricordo, silenzio assoluto.

Visto l'incoraggiamento, mandai a Milani un terzo raccontino (un western, mi sembra), ma lui mi rispose che a quel punto da me si aspettava qualcosa di più impegnativo. E aveva ragione, me ne resi conto anch'io. Se avessi continuato con i raccontini non sarei arrivata da nessuna parte. Così cominciai a scrivere romanzi. Ma per molti anni non li feci leggere a nessuno, perché nel frattempo avevo acquisito una certa capacità di autocritica.„

7 Del Corriere dei Piccoli di quell'epoca, Carmen Covito racconta: “Degli autori del Corriere dei Piccoli, seguivo i racconti di una scrittrice particolare: mi piacevano i suoi racconti, ma in questo momento non ricordo il nome.

Ricordo le grandi tavole di Uggeri e Battaglia, ricordo gli esordi di Pratt. Sicuramente il genere del fumetto ha influenzato la mia formazione. Dopo il Corrierino passai a Linus, AlterLinus, poi a Frigidaire, insomma alla grande stagione del fumetto d'autore degli anni Sessanta e Settanta. E, anche se pochi lo sanno, in seguito ho scritto anch'io sceneggiature per fumetti, anche se a scopo puramente alimentare (erano sceneggiature per fumetti popolari, di genere). Sono tutt'ora dell'opinione che il fumetto, con la sua essenza multimediale e la sua mescolanza di suggestioni tra cinema e letteratura, sia un elemento fondante dell'estetica del Novecento.„

La scrittrice conferma come quel settimanale per ragazzi abbia formato una generazione, non solo di lettori, ma di cittadini. Una pubblicazione che invitava a viaggi virtuali nel tempo e nello spazio, all'approfondimento e alla scoperta di culture, avvenimenti e personaggi.

Oggi, personalmente, sento la mancanza di un settimanale per giovani di quel tipo.[17] Dove la scrittura si coniuga con l'illustrazione, dove la proposta di opere e autori classici per ragazzi va di pari passo con l'offerta di creazioni letterarie nate e ispirate dalla nostra epoca, dove i giovani lettori sono stimolati a confrontarsi con una realtà spaziotemporale che l'arte della stampa obbliga a particolari e limitate regole, rinunciando per qualche ora ai trastulli elettronici. Ai video-game, alle play station, agli effetti visivi e sonori elettronici, a non rispondere a ogni trillo di cellulare. Un settimanale che stimoli la fantasia, induca alla creatività, magari a prendere in mano forbici e colla. Che provochi il desiderio della lettura, ad amare un personaggio che vive grazie alla parola e non per i movimenti dei polpastrelli che schiacciano un pulsante e provocano su uno schermo esplosioni e fughe di personaggi, quasi sempre, creati malamente. Un settimanale che sia un ponte tra il mondo giovanile e quello dei grandi. Un giornale anche elettronico, che faccia della creatività e della parola elementi necessari e affascinanti per la crescita culturale e sociale di questi giovani cittadini.

A tal proposito Carmen Covito mi dice: “Quarant'anni son tanti: i tempi son cambiati. Oggi non so quale spazio potrebbe avere un settimanale per ragazzi, in concorrenza con la televisione, con i videogiochi e soprattutto con Internet. E non so neanche se sarebbe auspicabile.

Oggi, per i giovani portati alla letteratura, esiste l'alternativa dei concorsi letterari promossi da alcuni siti web o direttamente da alcune scuole. Lo dico per esperienza, dato che da vari anni faccio parte della giuria del premio Marina Incerti, promosso dall'Istituto Pier Paolo Pasolini di Milano. Vediamo sempre arrivare molti racconti, soprattutto dalle scuole superiori. Le poesie sono anche più numerose, ma giudicare quelle ci pensa Vivian Lamarque.„

Già, ci vuole proprio una vita per nascere come scrittore. O scrittrice. Ma, quasi sempre, bisogna avere la fortuna d'imbattersi in un maestro e amico. Proprio come Mino Milani. O Vivian Lamarque. O Carmen Covito.

           Luigi Rossi
rol@fsg.ha.nw.schule.de



NOTE

[1] Così Mino Milani (che ringrazio di cuore per la sua testimonianza): “Il Corrierino Club fu una normale iniziativa redazionale, per fronteggiare in qualche modo la richiesta dei lettori aspiranti scrittori. Oggi, coinvolgere nella scrittura i ragazzi? Sono ben pochi i ragazzi che hanno idea di scrivere; viene agli uomini fatti, quella idea; viene, ciò che è peggio, ai pensionati. Ne sono afflitto. „ Ancora: “. Il Corrierino Club, cessò per quella che potrebbe essere definita fisiologia redazionale: una cosa, anche se buona, non deve durare oltre un certo tempo. Non so se, oggi, ci sia qualcuno disposto a fare quello che si faceva al Corrierino Club. Forse no. I tempi cambiano e, per un pessimista come me, non in meglio; cambiano come è necessario o naturale che facciano in un mondo dove l'unica cosa che realmente monta è la volgarità.„

[2] Così Mino Milani a proposito del gruppo redazionale e dei collaboratori del Corriere dei Piccoli di quegli anni: “. Il gruppo di via Scarsellini direi che nacque naturalmente, perché noi in redazione cercavamo gente qualificata: e viceversa. Posso dirle con sicurezza che s'era molto amici, e che c'era un continuo e molto bello scambio di idee. Siamo rimasti amici, a tanti anni di distanza.„

[3] Così Mino Milani: “ Il Corriere dei Piccoli, dei ragazzi, come si chiamò, venne affossato dalla gestione Rizzoli e si ebbe la sensazione che sarebbe stato tolto di mezzo quando al giornale cominciarono a vedersi i manager, quelli che non parlavano di lettori, ma di consumatori, gli venisse un accidenti (gli è venuto). Il Corrier dei ragazzi fu trasformato in (si tenga stretto) Corrier boy: ma io me ne ero già andato, anzi venuto a Pavia a dirigere il quotidiano locale.„

[4] Così Mino Milani: “. non direi che si pensasse a favorire incontri o contatti.„

[5] Così Mino Milani su quel settimanale: “Non so se oggi manchi un simile prodotto. So invece che mancherebbero i lettori nel numero sufficiente a farlo vivere; e che nulla lo può sostituire, né tv né internet e via dicendo. Un giornale vive se trova il mondo in cui vivere.„

[6] Così Mino Milani: “. Gianni lo conobbi (non so quando, venne a Milano in quanto nostro collaboratore) nella seconda metà degli anni'60, e diventammo amici, ben più per mutua stima e simpatia che per frequentazione. Posso dire che ci volevamo bene, e avevo l'impressione che stare con me gli piacesse come piaceva a me stare con lui. Gianni espresse sul mio lavoro dei giudizi pubblici e privati molto e anzi fin troppo buoni; ricordo che fu davvero contento di fare la prefazione per Efrem, cosa che mi rese realmente felice. Ricordo anche la triste ultima telefonata che gli feci, quando era già malato.„

[7] Corrierino Club, anno 1 nr. 2, 31 maggio 1964

[8] 7 giugno 1964

[9] Così Mino Milani a proposito dell'influsso del Corriere dei Piccoli sui lettori del tempo: “ Quanto all'influsso sui ragazzi, non so; ci fu come Corriere dei Piccoli, credo. Molti, ora adulti, ne parlano con nostalgia e con interesse.„

[10]  Sergio Miglietta, anni 12 di Casale Monferrato. Titolo: Le voci

[11] Così Mino Milani: “ Non ricordavo il giudizio favorevole per Carmen Covito che, se tenendo quel sito di cui lei mi parla, fa realmente qualcosa di simile al Corrierino  Club.„

[12] “A me piace leggere e quindi mi è sempre piaciuto anche viaggiare. È un'espansione di vita„, afferma la scrittrice in una delle tante interviste in rete. La citazione è tratta da www.donnanews.it/articoli/details.php

[13] Questo il sito: www.carmencovito.it  “L'idea di costruire un sito internet mi era venuta proprio come un prolungamento del romanzo [Benvenuti in questo ambiente, n.d.a.]; in un certo senso paradossalmente mi sono messa nei panni del mio personaggio. (quindi un romanzo autobiografico al contrario, dove l'autore diventa il personaggio). Ho proseguito sul sito il discorso che facevo nel romanzo, vedendo un po' cosa poteva succedere.„, così in una intervista che appare in www.cafeletterario.it/interviste/covito.html.

[14] Oltre al Corriere dei Piccoli, bisognerebbe aggiungere Il Giorno dei Ragazzi, il Vittorioso. settimanali che educarono alla lettura e alla fantasia l'attuale generazione dei cinquantenni.

[15] Luisa Mattia, Navigare nelle parole, in LG Argomenti, nr. 1 -2002, pag. 67

[16] Intervista in www.cafeletterario.it/interviste/covito.html
In un'altra intervista (urkalg.supereva.it/carmencovito.html) l'autrice afferma: “ Il bello di Internet è che, oltre a essere un mezzo democratico, non è un mezzo invasivo: c'è spazio per tutti e per tutto, anche per la pletora di pessimi aspiranti scrittori che normalmente affliggono chiunque si trovi a tiro per cercare di farsi pubblicare. Su Internet sei tu che devi andarteli a cercare, e se non ti danno niente ti guarderai bene dal tornare a fargli visita: dunque, la selezione è automatica„.

[17] Anche il settimanale Il Giornalino (edizioni Paoline) sembra, nelle ultime settimane, entrato in crisi. La qualità dei fumetti sembra il ricordo di un tempo che fu, gigantografie di calciatori e cantanti con (troppe) pagine loro dedicate a tutto discapito degli altri contenuti (come la parola, il racconto, l'invenzione grafica e letteraria). Forse è un segno dei tempi. Prima di spirare, anche il leggendario Corriere dei Piccoli rantolò per diverso tempo cercando d'inseguire mode e mercato.


 


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